Il consumismo, concetto che porta una larga fetta di popolazione umana abituata al libero mercato ed al capitalismo, ha prodotto l’abitudine di cambiare costantemente oggetti di uso comune, ed in particolare con il 20° secolo l’abitutdine di acquistare e magari non utilizzare a lungo un determinato oggetto costituisce la normalità assoluta. Non è un caso che buona parte del collezionismo riguarda proprio forme di vecchi oggetti anche non così antichi ma che hanno delle peculiarità specifiche che possono renderlo di valore. Un vecchio oggetto può far diventare ricchi?
La risposta può essere si ma anche “dipende”, in quanto i fattori che determiano l’aspetto collezionistico di qualcosa sono vari e disparati.
Ecco un esempio.
Trova questo vecchio oggetto, ecco quanto puoi guadagnare!
Gli oggetti di uso comune solitamente non rappresentano qualcosa di effettivamente interessante, proprio perchè comuni, ma come per numerose altre tipologie, spesso sono i piccoli dettagli ma anche la “storia” che può esserci dietro un particolare oggetto a renderlo prezioso.
Non a caso le monete costituiscono tra le forme di oggettistica più ricercate in senso assoluto, e ciò viene determinato sia dallo stato di conservazione ma anche dalla ricerca dei collezionisti, che contribuisce a far aumentare il valore.
Proprio tra le monete si nascondono oggetti di enorme valore, ma non è necessario cercare emissioni “esotiche” o comunque così sconosciute: anche esemplari realizzati in Italia non troppi decenni fa sono in alcuni casi estremamente valevoli, a partire dalle vecchie lire.
Ad esempio la 5 lire, emissione molto longeva, che ha fatto parte della storia italiana fin dagli albori del paese unificato, ha costituito uno standard monetario a dir poco interessante dal punto di vista collezionistico, anche le monete dell’epoca repubblicana, quindi ancora relativamente facili da trovare al giorno d’oggi, sono interessanti come la Delfino.
Un esemplare da 5 lire Uva, così chiamato dal grappolo che si staglia su uno dei lati di questa emissione può infatti valere da poche decine di euro, fino ad oltre 1000 se risulta essere stato coniato in un’annata specifica e definita, ossia il 1947 o 1946, data la rarità di questi esemplari.
Ma andando più dietro nel tempo, altri “pezzi” sono in grado di far decisamente “svoltare” con valutazioni estremamente più alte: la 5 lire più rara in assoluto è infatti l’Aquila Sabauda, datata unicamente 1901 e che costituisce un vero “feticcio” per ogni collezionista.
Data la rarissima tiratura, gli esemplari valgono decine ma anche migliaia di euro, da circa 15 mila fino a oltre 100 mila a seconda dello stato di conservazione.