Il Canone Rai è una tassa che paghiamo ormai da numerosi anni, sin da quando hanno iniziato a diffondersi le primissime televisioni nel nostro Paese. Nonostante questo però non si può di certo negare che si tratti di un’imposta che molti cittadini non accettano affatto, dato che si basa sul solo possesso di un televisore in casa. In più ciò che fa, come si suole dire, storcere il naso ai cittadini italiani è anche il prezzo che fino al 2016 è cresciuto di anno in anno tanto da guadagnarsi l’etichetta di “tassa più odiata dagli italiani”, con un conseguente livello di evasione dal pagamento consistente.
Per ripercorrere l’evoluzione del prezzo di questa imposta, sappiamo intanto che il primo anno, il 1954, esso ammontava soltanto a circa 15.000 Lire l’anno, cifra che però lievitò di volta in volta fino a quando non vi fu una biforcazione del costo tra quelli che possedevano una televisione che trasmetteva solo in bianco e nero e chi invece ne aveva una a colori. Da quell’anno, infatti, la cifra da pagare era pari al doppio per chi possedeva un televisore moderno, mentre per il bianco e nero il prezzo rimase quello di prima.
Con il passare del tempo è chiaro che anche quest’importo andò via livellandosi con quello per la TV a colori, fino a che nel 1992 non ci furono più distinzioni di nessun genere e il prezzo annuale era arrivato a 148.000 Lire. In aggiunta a questo, con l’entrata in vigore della nuova valuta in euro, inoltre, il costo non smise affatto di crescere quando a causa del metodo di pagamento, che veniva spesso evaso, si decise di cambiare l’importo, scalato definitivamente a 90 euro l’anno.
Il metodo di pagamento, invece, avviene sempre tramite un addebito diretto sul conto corrente, a condizione che si è, però, titolari di almeno un’utenza elettrica e che non facciate parte di una delle categorie esentate dalla tassa. In più, ormai da un bel po’ di tempo a questa parte, c’è un’importante novità che sembra fare capolino, e pare che grazie ad un nuovo disegno di legge si stia discutendo di una possibile abolizione di questa tassa.
Attenzione però perché nel disegno di legge non si parla di una cancellazione netta ed immediata, ma di una specie di piano di ammortamento della durata di 5 anni. In ognuno la rata avrà quindi un ridotto del 20% fino ad arrivare poi alla totale abolizione e, se la cosa dovesse andare in porto, già dal 1° Gennaio del prossimo anno, potremmo dover pagare solo 72 euro anziché 90, nel 2025 57 euro e così via.