Da ragazzino ero un tifoso sfegatato del Tottenham Hotspur. Non sono del nord di Londra, e tanto meno inglese, ma ero un tifoso: seguivo le sorti della squadra, guardavo le loro partite appena possibile e compravo (o piuttosto ricevevo) le divise non originali, che indossavo con orgoglio mentre tentavo di emulare i miei idoli Stephen Carr, Jürgen Klinsmann e Darren Anderton.
Per aver scelto quella squadra, dovevo sopportare gli inevitabili sfottò di quelli che ho sempre pensato fossero tifosi di Liverpool e Manchester United solo perché erano club vincenti, e scoprii persino di essere vagamente solidale con altri sofferenti sostenitori degli Spurs.
Ma era una mia scelta? Cioè, tifare per gli Spurs era davvero una mia scelta?
La risposta breve è no; ero, per usare un termine piuttosto crudo, indottrinato. Mio padre (neanche lui del nord di Londra) tifava per gli Spurs e, al tempo, pareva semplicemente naturale per me fare altrettanto. In effetti era abbastanza prevedibile che mi comportassi così. Quando ci ripenso, era davvero una grande opportunità per creare un legame (credo che ogni padre dovrebbe sforzarsi di trovare un’attività in cui poter coinvolgere il figlio).
Comunque, crescendo persi gradualmente interesse per gli Spurs, le cui sorti, per un crudele rovescio del destino, al contrario miglioravano. Improvvisamente mi sentivo strano a tifare per una squadra con cui non avevo nessuna relazione personale e nemmeno ideale, una squadra che, in realtà, non mi rappresentava. Così, decisi piuttosto di concentrare le mie energie sulla squadra della mia città, il Derry City.
Ho frequentato regolarmente il Brandywell nei tardi “novanta” e nei primi “duemila”, andando alle partite con mio padre e un cugino che aveva l’abbonamento. Vinsi addirittura il concorso del Derry Journal “Una faccia nel pubblico” che, per la mia gioia, mi fruttò le ultimissime prima e seconda maglia del Derry City dell’epoca. Fu quasi una sorta di consolazione per l’imbarazzo di avere la mia immagine a bocca aperta trasmessa al City (qualcosa per cui amici e professori non persero tempo a prendermi in giro).
Più o meno nel periodo in cui ero nato, il Derry City era una delle squadre più forti d’Irlanda, ma intorno ai primi “duemila” le loro sorti erano parecchio in declino. Tuttavia, questo non mi impedì di gustare le mie regolari gite al Brandywell. Uno degli spettacoli più belli cui abbia mai assistito furono i play-out del 2003, quando la leggenda del City Liam Coyle, nella sua ultima partita di sempre, condannò i rivali locali del Finn Harps a un’altra stagione in First Division[1] davanti a un pubblico di oltre 7mila persone. Una cosa magica.
A quasi dieci anni da quel giorno, tifo ancora per il Derry City e nel frattempo ci sono stati un bel po’ di “alti” e, sfortunatamente, alcuni “bassi”. Come può un tifoso del Derry City dimenticare la meravigliosa avventura europea del 2006 o le (diverse) coppe vinte? Allo stesso modo, i tifosi hanno conosciuto il dolore di una rancorosa caduta in disgrazia quando il club fu sommerso dalle polemiche e retrocesso, per la prima volta nella sua storia, nel campionato irlandese di First Division. Una cosa è certa, seguire il Derry City non vi lascerà a corto di drammi.
In ogni caso, per me la vera attrattiva è il senso di appartenenza che mi dà tifare per il club. Quando guardo il Derry City in televisione o viaggio al seguito delle trasferte, guardo una squadra di giocatori modestamente retribuiti, la maggior parte dei quali proviene da Derry e dall’area circostante. Con alcuni giocatori del City ci sono anche andato a scuola, e ho giocato con e contro degli altri – davvero la relazione è tangibile.
Quando invito le persone a tifare per la squadra della loro città invece che per qualche entità straniera tipo Manchester United o Celtic Glasgow, questo non nasce, come si potrebbe equivocare, da un odio meschino per tutto ciò che è British; viene dal desiderio genuino di contribuire alla prosperità delle attività locali.
Ma per usare le parole sarcastiche di un mio buon (grande, direbbe lui) amico: “Sicuro che c’è un vantaggio nel tifare per la squadra della propria città? Perché prendersi il disturbo di fare un breve tragitto fino al Brandywell e spendere una piccola somma per veder giocare una squadra di concittadini, quando potresti spendere somme spropositate tifando per una squadra di un altro paese piena di individui strapagati?”. Già. Perché prendersi il disturbo?
Sostieni la squadra della tua città! Support your local team!
traduzione da di Ryan Kelly, pubblicato su Blackpage Football. Traduzione di Luca De Luca